lunedì 15 marzo 2010

Incubo Casa


1a parte





Questo post è dedicato alle mie disavventure dal giorno in cui caddi nella condizione di "senza fissa dimora permanente".

Ciò avvenne dopo gli incontri avuti con le Assistenti Sociali in merito alle 3 richieste fatte per ottenere una casa popolare. Nel primo caso a seguito della mia separazione legale avvenuta tra il '96/97, negli altri due casi a seguito degli sfratti esecutivi subiti nel 2003 e nel 2005.

In tutti e tre i casi mi è stato negato il diritto alla casa popolare per vari motivi, nonostante possedessi tutti i requisiti per ottenerla, e a questo riguardo ci tengo sottolineare che dietro ad essi si nascondono "l'inefficienza e l'abuso di potere" e per loro diretta conseguenza "falso in atti pubblici".

Posso solo dire che da quegli incontri la mia vita come quella di mia figlia sono state letteralmente stravolte, se non addirittura distrutte per certi aspetti, per cui merita un capitolo a sè.

A ciò va aggiunto che tutti gli avvocati iscritti al gratuito patrocinio ai quali mi rivolsi per fare causa ai suddetti Pubblici Ufficiali, nessuno escluso, mi dissero che nulla si può fare contro gli Assistenti Sociali senza prove e testimoni.
Gli altri invece, i legali cioè che si fanno pagare in contanti dal cliente e non ricorrono al sostegno dello Stato, mi dissero al contrario che era un mio dovere/diritto denunciarli.
E così è e dev'essere.
Questa divergenza di vedute si spiega unicamente dal fatto che i primi vengono pagati dallo Stato con una vera miseria se messa a confronto con la loro parcella (devono anticipare le spese legali di tasca loro per poi essere rimborsati a distanza di un anno dalla causa g.), motivo per cui le tue saranno tutte cause perse in partenza poiché lasciano che la prassi burocratica ti passi sopra come un rullo compressore.

Sta di fatto che a tutt'oggi mi vengono negati sia gli alimenti che il tetto coniugale, e con essi anche la figlia. Ovviamente per merito dell'interferenza delle Assistenti Sociali...

Un altro serpente che si morde la coda, un'altra contraddizione sociale che genera un malcostume dove è sempre il cittadino a pagarne le conseguenze e con gli interessi.
Nel mio caso devo dire, e che interessi!

I racconti delle mie disavventure al momento non seguono un ordine cronologico perchè scrivo la prima cosa che mi viene in mente; inoltre le parentesi con i puntini vogliono segnalare il taglio al racconto per "snellire" la lettura per quanto mi è possibile.

Elsa Bione S..

Superati i 40 gg. di ospitalità presso il Sermig, ad 1 € a notte comprensiva di cena recuperata in qualche comunità (il limite max previsto dall'organizzazione per i senza fissa dimora), mi ritrovai in mezzo alla strada senza una meta e con l'unica prospettiva certa di dover dormire sotto i ponti, anche perchè la Fiat Punto se l'era ripresa l'ex coniuge poco tempo prima, nè il lavoro a T. D. che stavo svolgendo mi avrebbe aiutata a trovare casa neppure in condivisione. (...).

All'uscita dell'Arsenale mi trovai d fronte al solito capannello di rumeni, anzi, quello femminile da una parte e quello maschile dall'altro quasi a seguire le regole anche all'esterno. Una volta fuori dal Sermig (l'uscita d'obbligo era alle ore 8 del mattino), si riunivano per organizzare la giornata. Come e dove per me era un mistero. Inoltre, mai uno sguardo o un saluto verso "l'altro" o un'espressione di sofferenza o di disagio, e questo era proprio ciò che li rendeva ancora più compatti e indecifrabili.

Allontanai dalla mente quest'altro dramma sociale come un'intruso (...) e mi diressi verso la panchina di un giardino pubblico con la mia valigia. L'angoscia sorda che si andava formando nel fondo del mio stomaco mi spinse a passare in rassegna tutte le persone di mia conoscenza, ben consapevole però, che per una ragione o per l'altra , poco o nulla mi sarebbe rimasto della lunga lista.

Mia madre per esempio, era la prima da scartare perchè ignoravo dove si trovasse dal giorno in cui alcuni miei parenti se l'erano portata via ai primi segni di instabilità mentale, e insieme a lei, erano da scartare quegli stessi parenti ( mia cugina Giusy Guarino insieme alla famiglia d'origine) poichè l'iniziativa partì con il preciso scopo di mantenersi con la sua pensione e poi con l'assegno di accompagnamento... (1700€ al mese!), come se io non fossi una disoccupata cronica esattamente come loro. Ma sopratutto, mi sarei evitata la disgrazia nera di farmi stravolgere la vita dagli Assistenti Sociali nel strapparmi la figlia!

Mia madre è deceduta nella notte dell'8 marzo di questo anno (2010). Nonostante le mie ricerche non sono riuscita a vederla prima di morire ma ho anche corso il rischio di non partecipare ai suoi funerali... Il prossimo capitolo dovrò dedicarlo a questa vicenda infinitamente triste e amara.

Mio nipote? per l'amor di dio! dopo la denuncia che feci a lui e a sua moglie per maltrattamenti nei confronti di mia madre (sempre per soldi, e poi per la casa popolare dove risiedevano con mia madre) mi fecero una campagna diffamatoria all'inverso: "Non noi, ma lei è stata..." con la scusa che tanto i rapporti tra me e mia madre erano pessimi e oltretutto in mia assenza, quando vivevo fuori Torino ... niente di più facile.

Già, su mia madre non ho mai potuto contare perché dopo il fallimento del suo matrimonio ero diventata la figlia "indesiderata" a tutti gli effetti. A lei infatti debbo la depressione cronica fin dalla mia prima infanzia con annessi e connessi e a seguire. E qui si aprirebbe un altro capitolo. Ciò nonostante non l'ho mai odiata, al contrario ho sempre provato una gran pena per lei anche il giorno in cui mi sbatté fuori di casa sua insieme a mia figlia subito dopo la separazione dal mio ex coniuge. Sarà che la sapevo una gran debole, senza carattere.

Idem per mia sorella (già Testimone di Geova): non mi ha mai più rivolto la parola dal giorno in cui alla morte di mio padre la costrinsi a riconoscere l'eredità che spettava sia a me che a mia madre e che ci voleva negare con vari raggiri. Nella sostanza riuscii a recuperare solo la terza parte della metà dell'eredità, ma solo per me, per mia madre neppure quella perchè mia sorella pretese il pagamento dei costi dei funerali (8 ml!) ai quali non partecipammo neanche, dal momento che ci tenne all'oscuro di tutto, sia della malattia e sia della morte ... Incredibile ma vero quello che si fa per i soldi. Questo grazie anche alla sorprendente complicità sorta tra lei e la responsabile della Banca BPI (...) : fatto sta che mia sorella si è tenuta la metà dell'eredità più le spese da lei sostenute per un padre (e un marito) che non ci faceva vedere con varie scuse...

Le amiche non bisogna mai disturbarle quando hai bisogno di aiuto, perchè in quella precisa circostanza stanno sempre peggio di te. Nei peggiori dei casi, se affette da un'ignoranza cattolica atavica per lo più inconscia, sentenziano sulla tua vita e sulla tua persona nel senso più inumano della parola: la colpa è sempre tua pur avendo davanti agli occhi i tuoi drammi familiari (...).

Questo metodo, del senso di colpa, del colpevolizzarti di ogni cosa che ti circonda come se tutto di tutti dipendesse esclusivamente da te (ma manco se fossi il Dio Stolto del vangelo di Giuda), fa parte della prassi amministrativa degli Assistenti Sociali e non solo. Nella maggior parte dei casi mi è parso un ottimo metodo del P. U. paraculo costretto ad operare in una società malsana e inefficiente come la nostra.

Gli amici maschi invece non mi sfiorarono neanche l'anticamera del cervello. Certi prezzi non sono alla portata della mia salute psicofisica... (povera illusa!).

Feci ancora uno sforzo mentale e mi venne in mente una figura remota e insignificante, di quelle di cui ti scordi completamente della loro esistenza: Elsa B. S., la dirimpettaia di mia madre della vecchia casa popolare di Via Gallina, anche lei testimone di Geova, un'anziana invalida civile. Sebbene riluttante decisi di telefonarle e poi di farle visita per tastare il terreno. Ebbene, dopo un paio di incontri accadde che accettò di ospitarmi a casa sua in cambio della mia assistenza come badante, e con non pochi dubbi al riguardo da parte mia. Ma altro non potevo fare in quel momento. Sapevo che l'unica alternativa agli Assistenti Sociali per me era il rischio.
Cosicché la sera stessa mi ritrovai a dormire su di un divano/letto oltreché estraneo stranissimo per via dell'altezza: era alto almeno 80 cm.! Pari all'altezza di un tavolo o quasi, per cui se volevo coricarmi sul letto dovevo alzarmi sulla punta dei piedi, appoggiare insieme natiche e pugni sul bordo, e infine sollevare il peso del mio corpo con un ben salto deciso che non sempre mi riusciva, se non con l'aiuto di una sedia appoggiata la tavolo del tinello (...).

Tra i compiti da svolgere vi erano le pulizie da fare quasi tutti i giorni, il che in casa di Elsa significava pulire sul pulito ... Qualche fine settimana mi toccava preparare pranzo e la cosa non mi dispiaceva, perché quelli preparati da Elsa erano scialbi esattamente come la sua personalità, di cui però se ne vantava come farebbe una cuoca di nota fama. Ma se per caso mi preparavo qualcosa per la cena, giusto per trovarmi qualcosa di già fatto al ritorno dal lavoro, il più delle volte Elsa me lo faceva sparire alla faccia della sua dieta, e tirando fuori la scusa meno attendibile: "Pensavo che tu rimanessi fuori ..." motivo per cui era costretta a trangugiarsi letteralmente la mia cena come uno struzzo prima del mio arrivo. E del resto il suo aspetto fisico era proprio quello di uno struzzo.

Nella vita non si smette mai di imparare e da Elsa appresi che al mondo c'è chi si lava la frutta e la verdura fresca con l'acqua calda! Poco ci mancò che arrivassi a chiederle in quella mia prima volta se vi andava pure il detersivo, ma mi trattenni soffocando la mia risata con la faccia girata dall'altra parte.

La spesa per me la facevo una volta alla settimana com'era nelle mie abitudini, per Elsa invece quasi tutti i giorni, e nonostante la mano destra fasciata dopo che il mio ex coniuge me l'aveva pestata per bene insieme al resto, causandomi la sindrome del tunnel carpale con 40 gg. di prognosi.

A giorni fissi venivano i 'fratelli' per lo studio della Bibbia. Mai nessuno di loro aveva insistito perché mi aggregassi a quel genere di attività o di vita, fatta eccezione di un certo Luciano I. che veniva sempre da solo per poi chiudersi in una stanza insieme ad Elsa, e debbo dire che a nulla gli servì nascondere la sua curiosità appiccicosa come mostarda sulla mia vita.

(manca...)

Agli occhi dei suoi 'fratelli' io andavo sostituendo Angela M., una ragazza che aveva vissuto in quella casa per parecchi anni poi sbattuta fuori a tradimento, motivo per cui si aspettavano un'altra fregatura da parte della 'sorella' Elsa nei confronti della nuova badante (...).

Elsa infatti non mi parlava mai di questa Angela se non in modo trasversale, come per esempio una sera a cena: "Non è che anche tu soffri di sonnambulismo? Angela cenava sempre a tarda sera da sola, stava tutto il giorno attaccata con quel suo computer" .

Al secondo mese non mi fu difficile capire il perché quella ragazza non cenasse mai insieme ad Elsa e con poco pochissimo: era una donna invadente, criticava su tutto e su tutti e ovviamente su cose banali e inutili dove spesso emergeva chiara tutta la sua cattiveria e la sua ingordigia. Le sue discussioni poi le faceva immancabilmente durante cena, mai prima o dopo perché da lì non potevo certo scappare e dove seguivano i botta e risposta: "Usa il fornello piccolo per cucinare perchè qui le bollette le pago io, mica tu..." - Dagli il tempo di bollire e poi te lo sposto Elsa". - "Ma quanta carta igienica consumi tu?" - "Anche se sto via tutto il giorno e nel frattempo tu Elsa vai almeno 10 volte in bagno?" - " Quelle scatolette piccole di tonno sono le mie".- "Impossibile Elsa" - "Si perchè quelle medie hanno il trancio migliore a differenza di quelle piccole". - "Appunto, quelle piccole sono le mie perché peggiori e per single, non per due". - "Perciò me le metti nel mio armadietto..." - "Se me le paghi sicuramente Elsa, questo è il mio scontrino fiscale e questo invece è il tuo dove la voce tonno non esiste... Tranquilla Elsa, può capitare a tutti di fare confusione" elargendole un sorriso di circostanza nel tentativo di troncare le sue male intenzioni ma anche di rilassarla di fronte al suo fallito tentativo.

Ma se per caso interrompevo la cena con qualche scusa, esausta, la sua reazione si rivelava incontrollabile perché con toni e faccia decisamente alterati mi rimproverava che io non mi facevo aiutare dalla parola di Geova ma volevo sempre avere ragione, arrivando a 'ordinarmi' di finire la cena per non sentirsi in colpa nei miei riguardi.

-"E meno male che Angela era una Testimone di Geova esattamente come te Elsa."-

In quel momento ebbi la conferma che non c'è peggiore disgrazia come quella di dover toccare con mano il fanatismo di una povera ignorante come quella donna.

Uno dei suoi frattelli nel venire a conoscenza di questi fatti mi disse: "E meno male che è Testimone di Geova, pensi se non lo fosse cosa arriverebbe a fare...!"
E chissà, forse per certi aspetti aveva ragione anche lui, sebbene ai mie occhi appariva fin troppo generoso nei suoi riguardi.

E infatti, già dalle quelle prime discussioni , partì la pratica di sputtanamento a tradimento come prassi del tutto normale, cosicché molte vicine di casa non solo non mi salutavano più ma mi guardavano pure di traverso. Persino il negoziante di alimentari a sorpresa si rifiutò di servirmi a nome di Elsa e riprese a consegnarle la spesa direttamente a casa esattamente come faceva prima del mio arrivo. Meglio così, vista la sua ingratitudine, per non parlare dei soldi, dato che non mi accorgevo delle cose che mi faceva sparire e con la scusa che non mi ricordavo cosa avevo e cosa non avevo. Si che mi mettevo a fare la lista e man mano cancellarle...
Era molto, ma molto peggio di mia madre, e nonostante ciò, solo allora capivo perchè all'epoca non l'abbia mai frequentata.
Un motivo in più per preoccuparmi dell'uso distorto che ne avrebbe fatto della nostra vita privata, dato che la mia adolescenza travagliata l'avevo vissuta proprio in quella casa popolare abitata dalle peggiori delle serve di cortile.

Intanto ero stata assunta a T. D. una seconda volta dallo stesso Ente pubblico e questo perché cadeva con l'anno nuovo, Diversamente avrei dovuto aspettare un anno intero. La necessità di trovarmi un altro posto dove dormire era una prerogativa scontata dal primo giorno che misi piede in quella casa, specie ora che le cose con Elsa andavano peggiorando sempre di più.

La finestra del balcone, per esempio, me la chudeva senza chiedermi nulla benché in quella stanza non vi sostasse mai. Oppure, a mia insaputa, mi fissava ininterrottamente con un sorriso maligno e insieme divertito, ben stampato su quella sua faccia da grande melone, mentre mi stendevo il bucato sempre sul balcone. Oppure ancora, l'auto di seconda mano che aveva acquistato perché la portassi a fare i suoi giri di visite e di esami vari, alla seconda occasione la fece sparire ai miei occhi dal parcheggio e riprese a farsi accompagnare con l'auto di uno dei suoi 'fratelli' come aveva sempre fatto prima del mio arrivo.

Mi domandavo che senso avesse per Elsa aver buttato via tutti quei soldi in fatto di acquisto, di assiscurazione, di bollo auto, di riparazioni, tanto più che che non emerse nessuna spiegazione al riguardo a mio danno come era solita fare e nè ne fornì una ai suoi 'fratelli'.
Si dice che ognuno va con il proprio simile: o quell'essere viscido di Luciano I. l'ha fatta sparire per poi Elsa fare una denuncia di furto e con quella recuparare i soldi persi all'assicurazione... da bravi cittadini italiani, oppure quei due hanno bidonato qualche loro 'fratello' e non sarebbe stata l'unica volta, e viceversa.

Sta di fatto che ad ogni sua malefatta su quella faccia da grande melone si dipingeva come per incanto un'espressione di piena soddisfazione, nonché di totale compiacimento nel tenermene all'oscuro, ma anche di una malcelata complicità a mò di protezione, e da lì ovviamente capivo come, perchè, chi, quando, dove... dato che ignorava i trucchi del mestiere. La vita del 'Cretino' del resto è tutta lì e sempre quella. Un copione privo di idee e di fantasia, un copione fatto di pochezza , di miseria umana e morale.

Sennonché un sabato pomeriggio decisi di andare a trovare un amico di gioventù residente in quelle stesse case popolari di via Gallina. Non era la la prima volta, con la differenza che in quella circostanza la figlia di questo amico sarebbe venuta apposta per me nel mestiere di parrucchiera e ne misi al corrente Elsa , nel caso ne avesse avuto bisogno anziché fidarsi delle mie mani poco esperte.
Ebbene, la sera stessa appresi che ero diventata la puttana del cortile come ad inaugurare il nuovo taglio ai miei capelli...
-"E dove sono i soldi come compenso alle mie prestazioni sessuali, Elsa? Li hai forse riscossi tu?"-
Come risposta ottenni un sorriso maligno misto a compatimento e disgusto mentre guardava la mia nuova capigliatura.
Era davvero il colmo dei colmi!
A ciò si aggiunse un altro dei suoi colmi perchè il giorno dopo mi chiese di fissarle un appuntamento a domicilio con la parrucchiera perchè aveva intenzione di tagliarsi i capelli, ma non una qualunque, con la figlia di questo amico ...
Sia il padre che la figlia mi consolarono con le solite frasi fatte prive di senso che mi urtano tanto: -"Lascia perdere, fa così solo perchè è anziana" - (...!).

Il mio disagio era ormai intuibile tanto che i suoi fratelli arrivarono a farle notare con qualche scusa che la badante costa e quindi va pagata e che ogni rapporto di lavoro va quindi definito in base alle norme vigenti. Ma il loro intervento, seppure distaccato e indiretto, conribuì solo a peggiorare le cose anzichè migliorarle .
Capitò la stessa cosa una domenica. Rimasi tutto il pomeriggio in casa di questo amico insieme ai suoi due figli a raccontarmi la loro vita dal giorno in cui mi trasferì fuori Torino.

Già, perchè quel 'fuori' significa troncare col vecchio mondo ed entrare in uno nuovo, significa vivere un'altra disavventura, passare dalla padella alla brace all'infinito, in altre parole non fai in tempo a chiudere un capitolo che te ne si apre uno nuovo. Ovviamente ciò vale per il disoccupato costretto a far fronte a tutto da solo come nel mio caso, dato che un lavoro saltuario serve solamente a uscire per un pò dalla M.... Perchè poi, finiti i pochi mesi di lavoro, te ne torni a galleggiare nella M.

Verso sera feci ritorno a casa e mi vidi Elsa ad aspettarmi nell'entrata come se sapesse già del mio arrivo, pronta ad inveire contro di me con insulti e accuse bizzarre se non farneticanti, come quella secondo cui io avrei avuto l'obbligo di assisterla 24 h su 24...
-"E da quando? Dove sta scritto? Ma neanchse se ne è mai accennato verbalmente Elsa. Ti faccio presente che il contratto di lavoro di badante prevede uno stipendio comprensivo di vitto e alloggio e un giorno alla settimana di libertà, mentre tu non solo non mi dai un solo centesimo, ma mi devo pagare pure il vitto quando non ci pensi tu a gonfiarmi la spesa... se la tua ospitalità mi deve costare tanto Elsa, tanto valeva dormire sotto i ponti a costo di patire il freddo invernale."-.
Nell'entrare nel tinello per farmi il letto, mi resi conto dalla finestra socchiusa che Elsa aveva atteso il mio ritorno sul balcone... per la miseria! E chissà per quanto tempo e con l'aiuto di chi! perchè faceva ancora ancora freddo pur essendo verso la fine dell'inverno.
Quel gesto assunse un significato non da poco, mi fece capire che quella donna sarebbe arrivata al peggio. L'averle prospettato l'obbligo di un compenso come badante e la possibilità di una mia uscita dalla sua vita riuscì a tenerla tranquilla per un pò di tempo ed ebbi modo di passare un periodo all'apparenza normale, seppure breve per le mie esigenze.

Nel frattempo trovai in affitto una casa fuori Torino e la cosa mi rasserenò parecchio. Nulla dissi a Elsa in proposito e così facendo escludevo a priori quel marpione di Luciano I. insieme alla sua carretta a diesel e ai suoi voltafaccia. E si, perchè se in un primo momento non mi chiese nulla in cambio del trasporto della mia roba da un garage all'altro, in seguito ebbe dei ripensamenti pretendendo da me ben 80 € , almeno almeno, secondo lui, per le spese del carburante... e dove l'ha preso il carburante, al Polo Nord? Per non parlare dei furti subiti proprio durante quei suoi andirivieni, come la macchina da cucire elettrica, il vaporizzatore, una chiave antica...
Preferii quindi contattare l'amico Pippo per l'ennesimo trasloco dei miei effetti personali e dei miei mobili, chiusi in un garage ormai da più di un anno.

Già, tutta la mia vita, tutti i miei sogni, le mie illusioni, le mie gioie e i miei dolori, i miei affetti, i miei legami e i miei ricordi impacchettati per rimanere sospesi nel vuoto in un tempo indefinito, aleggiati dal "divieto alla vita".
Tutta la mia vita frammentata in cartoni immobili e abbandonati, alla stregua di pacchi postali buttati lì nell'oscurità di un vano anonimo e freddo invaso dai topi, privi ormai di uno scopo, di una destinazione, e per di più in via di logoramento e quindi a rischio di estinzione, come se a conclusione di tutto ciò, non avessi mai avuto una mia vita, come se non avessi mai vissuto. Già, correvo il rischio di essere privata di un passato, di un presente e di un futuro.

Al solo pensiero mi si stringeva il cuore, mi si apriva una ferita come voragine, mi si bloccava il respiro in gola da farmi soffocare... Meglio non pensarci e l'unico modo era chiudere il sipario abbassando la saracinesca del garage e chiuderla con 4 giri nella toppa.
Fuori, ad attendermi una realtà a me estranea (...).
Estranea perchè contradditoria fino all'assurdo come nel caso dell'Assistente Sociale Santovitto Roberta: prima te le fanno e poi ti denunciano alle autorità e nulla puoi fare contro questi P. U. , a meno di non disporre di 5/10.000 € per pagare un buon avvocato come mi aveva sottolineato il Neurologo Galli della Loggia (...).

Era ormai la fine della primavera e il sole caldo d'estate faceva già capolino, e con l'amico Pippo raggiunsi la casa fuori Torino in 'gropa' alla sua moto. A prima vista il suo commento fu entusiasta perchè si trattava di un rustico semi indipendente con il suo giardinetto recintato che dava sulla strada, dove poteva entrarci comodamente un'auto, starci un cane o un gatto, qualche vaso di geranio rosso... la mia passione.
Un entusiasmo però che il padrone di casa ci fece sparire con la sua improvvisa apparizione nel restituirmi la caparra e liquidarmi con quella che sembra una frase già fatta, preconfezionata: -"Mi dispiace signora ma ho venduto la casa proprio ieri".- per poi sparire com'era apparso. Rimasi immobile con quei soldi in mano come uno stoccafisso al vento, e poi con lo sguardo perso verso un punto ormai indefinibile da dove era apparso e poi scomparso quell'individuo. Neanche il tempo di replicare, neanche il tempo di informarlo che avrei potuto denunciarlo... Ma che vuoi denunciare!?
Io e Pippo ci guardammo in faccia delusi, guardammo per l'ultima volta la casa (guardare ma non toccare), poi prese i caschi come per chiudere per sempre un capitolo morto ancora prima di scrivere, e senza aggiungere una parola salimmo in moto per fare ritorno a Torino. Quella strada non l'avrei mai più fatta.

Il giorno dopo il responsabile del settore in cui ero stata assunta, a quella notizia rimase a guardarmi negli occhi per qualche istante muto, poi mi disse: - "Sono senza parole."- dando un tocco in più nello stringere forte i braccioli da farsi venire le nocche bianche delle mani, sembrava incollato alla poltrona come attratto da una calamita.
Poi con una certa fatica aggiunse:
-"Eri andata là per firmare il contratto d'affitto, farti consegnare le chiavi della casa per poi (oggi) fare il trasloco così da liberarti per sempre di quella vecchia megera, e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano...!?" -
-"Neanche quelle Roberto, ma la solita merda..." -
-"Già... per dire quuanto sei sfigata ragazza mia... E meno male che non le hai detto niente in proposito perchè se no..." - facendo segno con le mani 'apriti cielo!' ... 'sai che casini!'...
-"Ma prima o poi ci arriverà comunque Roberto, vista tutta la cattiveria di quella donna." -
-"Già, già... ."- concluse con l'amarezza d'obbligo stampata in volto avviandosi verso l'uscita dell'ufficio, come per dare per scontato il prossimo capitolo.

E infatti, quel giorno non si fece attendere molto perchè accadde l'imprevedibile già scritto con qualche variante e di cui consevo ancora la registrazione.
Di ritorno dalla mia per così dire, libera uscita domenicale, venni accolta dalle solite discussioni strampalate di Elsa, tra cui quella insistente di aver scambiato la sua casa per un albergo... roba da farti cadere altrochè le braccia. Ebbi appena il tempo di dirle che a quel punto mi doveva 5 mesi di stipendio come badante e che me ne sarei andata per sempre da casa sua, che me la vidi precipitare verso di me incredibilmente dondolante, nonostante e per via dei suoi problelmi alle anche, per rifilarmi un ceffone in piena faccia e coprirmi dei peggiori insulti e accuse, come quella di avermi mantenuto in vitto e alloggio.
-"Cosa cosa?"- e altrettanto fulminea le restitui il ceffone intimandole di non proseguire oltre e che avrei chiamato i Carabinieri. Quella per tutta risposta telefonò alla Polizia per denunciare che una 'puttanan' di abusiva non se ne voleva andare da casa sua e che per questo l'ha picchiata e insultata...
Una volta riattaccata la cornetta a sorpresa sbottò con questa incredibile trovata: -"Anche Geova ha pietà e misericordia dei difetti dei suoi figli!!!'" - alzando il dito indice verso l'alto e usando il tono da profeta, o almeno ci provò perchè mi scappò una risata...

-" Motivo per cui ti è concesso di tutto e di più... tanto hai la benedizione di geova."-
Sparì per un attimo dalla stanza per riapparire a sorpresa subito dopo con un bastone in mano brandendolo per aria per poi colpirmi sulle spalle e sulla schiena, ma che io riuscii ad afferrare e a tenere ben saldo nelle mie mani ripetendole di calmarsi, che stava esagerando, che avevo già informato i sindacati e i suoi fratelli… Le dissi anche che stavo registrando tutto con il mio cellulare. Ma niente da fare, sembrava in preda ad un attacco di isteria acuto che però sparì solo all'arrivo della Polizia, così, all'improvviso, come se stesse recitando la parte di una commedia. E tale era.

Una volta in casa alla Polizia ovviamente riferì tutto l'opposto dei fatti: non lei ma io ho insultato e aggredito e olttretutto una povera donna anziana e invalida civile con la scusa che è sola al mondo.... non c'è che dire!
Dalle autorità il solito copione dove ti dicono di lasciare la casa al più presto.

E così feci già alle prime ore del giorno dopo perchè avevo bisogno di respirare aria pulita, di riappropriarmi della mia libertà, della mia dignità. La commedia era durata anche troppo.
Una volta fuori con la mia valigia infatti, assaporai l'aria fresca del mattino come uscita da un incubo, mi sembrò di rinascere insieme all'avanzare del sole, insieme al ridondare dei cinguettii dei passerotti che mano a mano andavano spezzando il silenzio della notte appena passata, come ad accompagnare la mia uscita da quella prigione con un 'alleluja!'.
Ad ogni passo sentivo che mi stavo buttando alle spalle un incubo e con esso la depressione che mi stava divorando giorno per giorno. Mi negava persino il tempo di pensare a mia figlia, al mio dramma.

E ci voleva tanto? Per certi versi si, perchè aspettavo una risposta proprio in quei giorni, tant'è che mi ospitò G. C., quell'amico di gioventù residente nello stesso cortile, per il tempo necessario di trasferirmi altrove e finchè il figlio si trovava fuori città.
Non mi aspettavo di certo che Elsa mi precedesse e di così poco, cavoli!

Dimenticavo: nella mia ignoranza ho capito che il primo che chiama le autorità in questi casi ha sempre ragione e così pure in Tribunale, tanto più se il querelante appartiene alla cosidetta "fascia debole"... Motivo per cui oltre il danno la beffa e poi a ncora il danno perchè sei tu a pagare avendo torto, non certo il tuo aguzzino.
Purtroppo, non è l'unico caso in cui aprofittano per secondi fini della propria posizione di invalido civile.

Se Elsa non mi querelò con le sue false accuse, fu solo perchè la informai di avere diversi testimoni a mio favore e di aver fatto sentire a molte delle persone di sua conoscenza la registrazione del fatto.

Il sindacato al quale mi rivolsi non poté fare nulla a mia difesa perchè non avevo una straccio di prova scritta in mano, cosicchè mi dovetti tenere sia il danno e sia la beffa.
Si perchè, secondo i sindacati la prevenzione al lavoro nero consiste proprio nel farsi rilasciare uno straccio di scritto da parte del datore di lavoro, il che significa cadere in una grossolana contraddizione dal momento che negano a priori la causa che sta a monte del lavoro nero: il rifiuto alla legalità in ogni sua pur minima forma, e quindi quello stesso straccio di scritto da parte del datore di lavoro.
Un'altra presa per i fondelli.
Un altro serpente che si morde la coda...